Smart Working: Sì o no?
Smart Working : Sì o no?
Che cos’è lo smart working? E’ una modalità di svolgere la propria attività lavorativa al di fuori dei locali aziendali.
Premetto che naturalmente, non è una modalità che può essere estesa a qualsiasi tipo di lavorazione essendo che in tante realtà si fa uso di macchinari o attrezzature che difficilmente possano conciliarsi con un’attività svolta da remoto.
Che cosa serve?
Il primo passo per assicurarsi di essere nelle condizioni giuste per poter espletare correttamente la propria attività lavorativa è fornirsi degli strumenti necessari come un PC e una buona connessione internet.
Ma attenzione, oltre ad accertarsi di essere in possesso dei giusti mezzi è fondamentale che l’attività lavorativa con la modalità smart working venga messa in atto previo accordo individuale tra datore di lavoro e dipendente, con tutti i necessari requisiti legali previsti dalla legge 81 del 2017. Per quanto la si voglia descrivere come una disciplina semplice e di facile applicazione, di fatto è molto complessa e articolata. Nel periodo post pandemico si è tornato alla modalità ordinaria di gestione dello smart working, per cui il datore di lavoro non si vede più obbligato a concedere il lavoro agile a determinate categorie di lavoratori, bensì è nella posizione in cui deve valutare se questo strumento si adatta alle esigenze e all’organizzazione aziendale.
Da ricordare:
Pro e contro
Ci sono diversi aspetti favorevoli rispetto all’utilizzo di questo strumento. Si pensi ad esempio alle seguenti casistiche:
- Flessibilità per il lavoratore di gestire la propria vita privata senza trovarsi nella condizione di dover chiedere un permesso semplicemente per andare a prendere la figlia a scuola. E’ scontato che questo non si deve necessariamente tradurre in minor prestazione lavorativa da parte del lavoratore, bensì in una modulazione diversa degli orari lavorativi.
- Lavorare per obiettivi e non in quantità. Il sistema delle 40 ore settimanali passate in ufficio a mio avviso, è diventato obsoleto e non è necessariamente sinonimo di maggior produttività anzi, spesso succede il contrario. Studi recenti evidenziano che il livello di produttività in Italia è sensibilmente inferiore rispetto a quello di altri paesi europei, con tutte le conseguenze del caso come stipendi inferiori, scarso equilibrio tra vita privata e lavoro e grande investimento in termini quantitativo – temporale.
- Maggiore responsabilità in capo al dipendente come conseguenza del lavoro per obiettivi, permettendo al lavoratore di sentirsi parte integrante e importante della vita aziendale. Negli ultimi tempi si denota un maggiore interesse da parte dei lavoratori per aziende che offrono una serie di benefici utili a condurre uno stile di vita meno stressato e più equilibrato, piuttosto che nei confronti di aziende che offrono stipendi maggiori.
- Minor investimento economico a carico dell’azienda per spazi e strutture.
E’ opportuno soffermarsi anche sugli aspetti meno favorevoli come ad esempio :
- L’isolamento del lavoratore che si trova a interagire con colleghi e superiori solo attraverso strumenti informatici e passare tutta la giornata in solitudine.
- Non sempre viene rispettato il diritto alla disconnessione, trasformando di fatto il lavoratore in un operatore sempre disponibile con conseguente aumento del livello di malessere e stress a carico dello stesso.
- Convinzione, a mio modesto parere errata, del datore di lavoro che senza una vigilanza e un controllo continuo dell’attività del lavoratore, questo lavori meno. Sarebbe molto più sano guardare nella direzione del raggiungimento degli obiettivi e vincolo di fiducia tra le parti.
Per concludere, l’aspetto fondamentale rispetto all’applicazione della modalità di lavoro in smart working oppure della sua esclusione totale, deve basarsi su un’analisi approfondita della realtà aziendale definendo confini e modalità ben precise che vadano a strutturare un legame solido tra dipendenti e azienda.
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